venerdì 23 settembre 2011

Paella spread


Anche col cavaliere oramai bollito e moribondo le elezioni anticipate fanno storcere il naso a parecchia gente. Sembra essere ben più gradito il profumino di un governo tecnico (che magari sarebbe così gentile da prendersi sul groppone la colpa di una bella patrimoniale). Il motivo ufficiale in genere è questo: col voto a primavera i mercati ci mangeranno vivi.

Sembrerebbe un ragionamento sensato: con un governo in scadenza, incapace di prendere decisioni importanti, con l'incertezza delle elezioni, con la paura che Vendola porti il comunismo, magari gli investitori potrebbero perdere (ancora più) fiducia nell'Italia. Oppure no?



 



In questo grafico pubblicato da lavoce.info si può vedere l'andamento dello spread sui titoli di stato decennali della Spagna (linea rossa) e dell'Italia (linea blu) negli ultimi tre mesi.

Il 27 luglio Zapatero annuncia le elezioni anticipate per il 20 novembre. Vado ad occhio, ma non mi sembra di vedere il trend di quei giorni incrementare parecchio. Il 7 agosto lo spread crolla in seguito alla'annuncio che la BCE comincerà ad acquistare titoli spagnoli e italiani.

Dal giorno successivo lo spread dei titoli spagnoli rimane praticamente sempre sotto quello dei titoli italiani (si, è la stessa Spagna del: "avete visto che fine ha fatto la Spagna che dicevate stava meglio di noi?" a quanto pare sta davvero meglio di noi).

Ora: non voglio dire che l'annuncio di elezioni anticipate abbia causato l'abbassamento dello spread spagnolo rispetto a quello italiano. Ci sono tutta un'altra serie di fattori che hanno portato a questo abbassamento (non ultimo il fatto che gli spagnoli non hanno pasticciato con una manovra finanziaria per quasi un mese).

Ma l'annuncio di elezioni anticipate (che comunque erano previste per marzo 2012) non ha gettato i crudeli sciacalli del mercato all'assalto della povera Spagna. E allora viene da pensare che in Italia le elezioni anticipate non sarebbero poi una gran tragedia.

A parte per Berlusconi, s'intende.

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