mercoledì 30 novembre 2011

Lo spread: da Berlusconi a Monti

Se ne sono dette di ogni in questi giorni sullo spread. A quanto dicono sia i dipendenti dell'ex-primo ministro sia i suoi acerrimi rivali non c'è stato alcun effetto Monti. Il compagno spread era alto mentre c'era Berlusconi ed è rimasto alto con il suo successore. Segno questo (a seconda dell'appartenenza del giornalista) o che il problema non era Berlusconi, o che gli speculatori del kattivo merkato continuano ad attaccare l'Italia.


Visto che la questione la si presta alla propaganda vediamo di fare un po' di chiarezza e di dire cosa è davvero successo in questi giorni al compagno spread.


Non fatevi spaventare dai grafici. Il discorso è più semplice di quanto sembri.


Questo è il grafico incriminato (lo potete trovare sul sito di Bloomberg e giocarci a piacimento: è piuttosto interattivo). I corifei di cui sopra lo hanno utilizzato per suffragare la loro tesi (qui un chiaro esempio).

Riassumiamo: il 9 novembre lo spread sembra segnare il suo picco a quota 550 punti base. E' il giorno successivo al voto dei 308 alla camera, quando diventa chiaro che Berlusconi non ha più la maggioranza. A quanto sembra l'11 (il giorno prima delle dimissioni) lo spread crolla a 450 per poi risalire tra il 14 e il 15 (con Monti insediato a Palazzo Chigi) sopra quota 500.

Se lo spread è calato prima delle dimissioni ed è salito dopo, allora i nostri amici di cui sopra hanno ragione? No e per tutta una serie di motivi.

Chiariamo innanzitutto che questo grafico di Bloomberg è un grafico da due soldi. Riporta soltanto i valori di apertura e di chiusura. Poi, visto che i mercati non hanno il prosciutto sugli occhi, ma seguono attentamente cosa succede in un paese prima di comprare o meno i nostri BTP, vale la pena di scendere un po' nei dettagli di quello che è successo in quei giorni.

Prima dell'8 novembre (il voto dei 308 alla camera) lo spread galleggiava intorno ai 500 punti (non poco, ma nenache una cifra da gridare all'apocalisse). Comincia a impennarsi mostruosamente solo dall'8 in poi, quando è chiaro che Berlusconi non ha più una maggioranza in parlamento. Il giorno 9 addirittura raggiuge il valore record di 576, nel momento in cui Berlusconi annuncia che nonostante il voto non si dimetterà assolutamente. Qualche spiraglio alla dimissioni si apre nelle ore successive e lo spred torna a 550.

Le cose cambiano il giorno dopo (cioè il 10), quando Berlusconi annuncia che si dimetterà dopo il voto sul Ddl stabilità e sopratutto quando quel voto arriva a tempo di record (cioè venerdì 11). . Le borse chiudono venerdì sera, prima che Berlusconi si dimetta, in rialzo e lo spread, ora che le dimissioni sono certe, precipita a 460 (qui un po' di cifre e commento) Nel giro di quattro giorni le dimissioni di Berlusconi hanno fatto scendere lo spread di 120 punti!

Poi naturalmente i mercati si riprendono dall'ubriacatura, si ricordano che Monti alla fin fine è solo un uomo e lo spread torna a galleggiare tra i 470 e i 500, come fa anche oggi (per la verità mentre scriviamo è sceso fino a 450). Ma le cifre non raggiungo mai non diciamo i 570, ma nemmeno i 550 che avevamo con Berlusconi a palazzo Chigi.

Detto questo, cari lettori, il vero spread da valutare è quello tra Italia, Spagna da un lato e titoli tedeschi dall'altro.Cioé quanti interessi in più rispetto al Bund venivano chiesti a noi italiani rispetto agli spagnoli solo per avere un primo ministro oramai privo di ogni credibilità.


Questo differenziale rendimento che si è drasticamente abbassato in seguito all'arrivo di Monti.

Quindi, cari colleghi, la prossima volta che Cota in trasmissione prova a spiegarvi che non c'è stato nessunissimo effetto Monti, prendete il coraggio a due mani e ricordategli che sta dicendo sciocchezze.

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