E' bizzarro: siamo il paese con la storia più antica del mondo occidentale e non abbiamo un briciolo di memoria storica. Prendete la puntata di questa mattina di Agorà per esempio. Si parlava di Fiat e Fabio Mussi, Sinistra e Libertà, si è domandato: "io non ho ancora capito se Marchionne le sappia fare o no le automobili".
A capirlo basterebbe un po' di memoria storica, dottor Mussi.
Facciamo un incredibile passo indietro al remoto 2004 Anno Domini. La Fiat è in crisi nera: tutti i suoi stabilimenti, eccetto Melfi, sono in rosso. L’azienda riesce a perdere il 10% sul suo fatturato. Le cause di questa situazione non sono un mistero: come molte altre grandi imprese italiane la Fiat è sempre stata aiutata e sovvenzionata dallo stato.
Carrozzoni improbabili come Termini Imerese sono stati costruiti in uno scambio con i politici: aiuti statali per creare creati posti di lavoro in zone sottoccupate. La Fiat per quasi tutta la sua storia non ha operato in condizioni di vera competitività e ha agito sulla base di logiche che non erano logiche di libera impresa.
L’arrivo di Marchionne alla guida dell’impresa ha cambiato sostanzialmente questi meccanismi. Come ha scritto qualcuno, l’era Marchionne è la prima in cui, a memoria d’uomo, in Fiat si controllano i costi. La Fiat di Marchionne, detto in termini brutali, ora fa “impresa”, nel senso più stretto del termine.
Le azioni Fiat passano da un valore di 4 euro nel 2005 ad un record di 23 euro nel 2007 (che poi è sceso e anche a molto, principalmente a causa della crisi finanziaria). La Fiat macina utili, ha comprato Chrysler, è sbarcata negli Usa, in Brasile, nell'est Europa. La Fiat era morta, pronta ad essere chiusa e Marchionne l'ha riportata a competere con le più grandi marche mondiali. Insomma: possiamo discutere su come Marchionne tratta gli operai, ma una cosa è sicura.
Sergione le macchine le sa fare.
A capirlo basterebbe un po' di memoria storica, dottor Mussi.
Facciamo un incredibile passo indietro al remoto 2004 Anno Domini. La Fiat è in crisi nera: tutti i suoi stabilimenti, eccetto Melfi, sono in rosso. L’azienda riesce a perdere il 10% sul suo fatturato. Le cause di questa situazione non sono un mistero: come molte altre grandi imprese italiane la Fiat è sempre stata aiutata e sovvenzionata dallo stato.
Carrozzoni improbabili come Termini Imerese sono stati costruiti in uno scambio con i politici: aiuti statali per creare creati posti di lavoro in zone sottoccupate. La Fiat per quasi tutta la sua storia non ha operato in condizioni di vera competitività e ha agito sulla base di logiche che non erano logiche di libera impresa.
L’arrivo di Marchionne alla guida dell’impresa ha cambiato sostanzialmente questi meccanismi. Come ha scritto qualcuno, l’era Marchionne è la prima in cui, a memoria d’uomo, in Fiat si controllano i costi. La Fiat di Marchionne, detto in termini brutali, ora fa “impresa”, nel senso più stretto del termine.
Le azioni Fiat passano da un valore di 4 euro nel 2005 ad un record di 23 euro nel 2007 (che poi è sceso e anche a molto, principalmente a causa della crisi finanziaria). La Fiat macina utili, ha comprato Chrysler, è sbarcata negli Usa, in Brasile, nell'est Europa. La Fiat era morta, pronta ad essere chiusa e Marchionne l'ha riportata a competere con le più grandi marche mondiali. Insomma: possiamo discutere su come Marchionne tratta gli operai, ma una cosa è sicura.
Sergione le macchine le sa fare.
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