mercoledì 26 ottobre 2011

Al vertice della Tensione - Il nano di Arcore

Se frau Merkel è sulle spine, zio Silvio è su un letto di chiodi arruginiti.

Deve rassicurare l'Europa comunicando come intende far ripartire l'economia italiana. Ma tra Silvio e la firma sulla lettera che potrebbe accontentare l'Europa c'è un uomo, non più nel pieno delle sue capacità fisiche, ma ancora in grado di ingombrare il cammino come un masso inerte: Umberto Bossi.


Facciamo un passo indietro. Torniamo a settembre, quando la manovra viene sudatamente approvata. L'obbiettivo che si pone è di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013, in modo da tranquillizzare i mercati, abbassare lo spread, cominciare a ridurre il debito pubblico.

Ma ci sono due problemi:
  • Primo. I conti della manovra erano fatti tenendo conto di una crescita del 1% nel 2012-2013. Ma l'Italia, se crescerà, non crescerà di più dello 0,2-0,3%.
  • Secondo. La manovra è fatta principalmente di tasse e balzelli. Gli effetti depressivi per la crescita di queste bastonate non sono stati conteggiati.
Il risultato è che sic rebus stantibus, nella peggiore delle ipotesi, nel 2013 l'Italia non avrà raggiunto il pareggio di bilancio, il debito pubblico sarà schizzato ulteriormente verso le stelle, lo spread sarà salito a livelli greci e d'improvviso saremo noi a sbarcare col gommone in Albania in cerca di fortuna.

Se a noi andrebbe malissimo, all'Europa non andrebbe tanto meglio. L'Italia non è una Grecia qualsiasi, ma la terza economia dell'Eurozona. Lo shock di un default italiano (o anche solo dell'ipotesi di uno shock) sarebbe fatale e causarebbe, come dice Phastidio, scenari da inverno nucleare.

Arriviamo a domenica, quando tutti gli altri capi di governo ci hanno detto chiaro e tondo che così non va: l'Italia deve prendere altre misure e questa volta non tasse, ma tagli della nostra mostruosa spesa pubblica e misure per aumentare la crescita.

Tra le più importanti, una riforma delle pensioni e in particolare delle pensioni anzianità. Ma ecco che su questa strada Berlusconi incontra il suo personale macigno inerte. Zio Silvio è nell'imbarazzo più totale: senza le pensioni, che cosa porterà stasera ai suoi colleghi?

Alle 13 di oggi la lettera attesa per ieri sera non è ancora arrivata. L'Italia si fa attendere: è oramai del tutto a suo agio col ruolo di prima donna che ha abilmente sottratto alla Grecia.

AGGIORNAMENTO
La lettera scarlatta è finalmente arrivata in Europa, giusto qualche minuto prima che arrivasse Berlusconi in carne ed ossa. Gran balletto sui contenuti con una sola cosa certa. L'età per la pensione di vecchiaia salirà lentamente (da oggi al 2026 quindi molto lentamente) da 65 a 67 anni.

Peccato che il problema non sia la pensione di vecchia, ma quella per anzianità. Anche con questa riforma in atto, se ho terminato i 30 o 35 anni di contributi a 58 o 60 anni potrò comunque andare in pensione.

Tutto il resto sono solo chiacchiere. I contenuti della lettera non sono stati approvati nemmeno dal Consiglio dei ministri. Sono promesse, sono "faremo", "vedremo", "proveremo". Se in Europa non si metteranno a ridere anche questa volta sarà solo per cortesia.

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